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al testo di Ivan Pozzoni
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Nessuna reale soddisfazione, di celerità in celerità, consumiamo i nostri beni e i nostri stomaci assuefatti al non lasciare traccia alcuna sulle strade della storia, diventando irrilevanti - da abili consumatori consumati- alle future ricognizioni archeologiche.
Di noi, non resteranno neanche i rifiuti, monete, cocci, calcinacci di antichi insediamenti, di noi addestrati ad esser rifiutati, non resteranno progetti, idee, ideali, i monumenti dei ricchi, rimarranno, salvandosi dalla biodegradabilità della miseria umana, e niente altro.
Nemmeno rimarranno i segni del mio abbozzare tentativi di scrittura, versi d’una stagnante concretezza, nipoti delle iscrizioni incise sui muri dei lupanari di Pompei, fratelli dei graffiti disegnati sui muri delle latrine d’ogni metropolitana, non avendo nessuna eccellenza artistica i sogni di chi sarà invisibile.
[Scarti di magazzino, 2013] |
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